Hanno scritto..
(Enzo De Martino )
….l’atteggiamento di Teresa Bortolin, nei confronti dei dati naturalistici da cui parte il suo lavoro, può essere definito di tipo esplorativo, alla ricerca di emozioni che sfociano non a caso in esiti di vago sapore surrealista.
Si serve cioè di una occhiata curva e complessiva intesa a cogliere gli aspetti più letterari ed evocativi del paesaggio.
Ne risultano vedute notturne di grande intensità emotiva, pervase di una atmosfera magica che ritrova i precedenti storici in taluni inquietanti paesaggi di maxernst.
La sua vocazione manipolatoria (i fiori che diventano volti, ad esempio) è peraltro evidente nella deliberata ricerca di esiti “fortuiti” riconoscibili nei collages di carte sovrapposte.
E risulta chiaro il lungo e paziente, forse silenzioso e tenace esercizio della ricerca di possibilità espressive nuove di un mondo immaginativo segreto ed autentico.
(Franca Bazzotto)
La referenzialità naturalistica è il dato costante che sottende alla attuale produzione di Teresa Bortolin , pur in un graduale evolversi dell’approccio dell’artista nei confronti della natura stessa.
Se a volte infatti il riferimento puntuale dà più dichiarati esiti “paesaggistici”, sempre filtrati comunque da una pregnante emozionalità, più spesso l’analisi indugia su spaccati di natura, nel tentativo di superare, partendo dal particolare, il fenomenico e di penetrare più intimamente il significato profondo di quanto ci circonda. Sono anfratti, scissioni., spaccature, crepe del terreno, allusive di una realtà materia sorprendente nel suo continuo divenire, evocata olte tutto da una tecnica che vede sovrapporsi la china alla tempera grassa l’aggiunta di vinavil impreziosire al massimo il colore coi bagliori traslucidi dello smalto.
Gli esiti riconducono nell’ambito di un’oniricità percorsa da vibrazioni atmosferiche alternate da interventi grafici che fissano, equilibrandola, la struttura compositiva dell’opera. E’ la matita a intervenire puntualizzando con raffinata eleganza elementi strutturanti della materia tanto da poter essere, a volte, sostituita, con funzione interscambiabile, da ispessimenti cromatici dalla incisiva valenza timbrica.
In alcuni casi essa deborda dai margini dell’opera e mentre connota una linea d’orizzonte che separa gli elementi terra-aria, manifesta nel contempo l’illimitatezza dello spazio e quindi l’impossibilità di costringerlo entro parentesi descrittive se non attraverso un processo intuitivo che ha origine da una ben circoscritta, concreta e totalizzante esperienza dello spazio stesso.
Ecco allora che anche il colore assume una doppia valenza: di evocare da un lato l’aspetto più propriamente materico dell’oggetto esperienziale e di suggerire dall’altro echi di situazioni sedimentate nella memoria. Tramite accensioni improvvise, esplosioni luminose, dense e profonde tonalità, si esterna infatti l’intima sfera del sentimento, comprimario nell’iter conoscitivo, differenziato nell’infinità dei possibili sentimenti.
Ne emergono pulsioni a volte ignote e oscure, sensazioni di mistero, quasi magiche, evocative. E in questo senso, e non tanto in accezione onirica o immaginativa, è anche possibile il riferimento a un’atmosfera surreale, mediata sempre da una raffinata eleganza stilistica.
(F. Batacchi)
….: pittura vera, raffinata, di alto profilo culturale. Teresa Bortolin Cartasegna ha dimostrato di possedere una personalità artistica professionalmente compiuta e dotata di originalità.
Il maggior pregio dei suoi dipinti consiste nell’allusività, nella capacità di suggestione realizzata con mezzi apparentemente poveri.
La tecnica è classica e ad un primo impatto può richiamare gli effetti casuali lasciati sulla carta pregiata da prove di colore. Niente di più lontano dal vero; qui il recupero è meticolosamente controllato e se probabilmente l’avvio di ogni “pagina” è determinato dal suggerimento di una macchia, quello spunto accidentale (iniziatici, quasi celeste) viene immediatamente sottoposto alla disciplina dell’espressività secondo auree regole di composizione. Non a caso, le “macchie” create da Teresa Bortolin hanno un preciso verso di lettura e non possono essere capovolte.
Tanto più nei casi in cui la matrice è d’impianto paesaggistico (nel senso di un’analisi che indugia su spaccati di natura, nel tentativo di superare, partendo da un particolare, il fenomenico e di penetrare più intimamente il significato profondo di quanto ci circonda.
Le belle opere di Teresa sono una sorta di “fotopiano assoluto”, in cui le ombre riportate graficamente conferiscono spessore di autenticità a un’edizione pittorica del “pianeta azzurro”.
(M.Malì)
Attraverso un ciclo di lavori ricchi di forme, segni e simboli affascinanti si colloca una pittura decisamente personale, concepita con riflessione ed evidente maestria tanto da annunciare un’arte interessante. L’uso sapiente della tecnica mista su carta mette in risalto una gestualità determinante, indice di conoscenza dei mezzi e valorosa competenza pittorica.
Le opere rappresentano una spazialità in continua evoluzione, dove la sintonia cromatica e l’aspetto formale tracciano un’operatività di grande rilievo contenutistico-estetico. La stesura del colore, la resa grafica ed il gioco di luci permettono all’artista di creare un’arte particolarmente progettuale che si basa su di una notevole analisi e capacità tecnica ben presenti nel suo operare.
In un universo pittorico avanguardistico ella evidenzia con una propria identità artistica un’ esplosione di colori e forme che si fondono in un’unica forza. L’importanza di fare arte, è questo che si respira osservando l’itinerario dell’artista, riuscendo così a trasmettere al fruitore un messaggio finale prestigioso intriso di significati.
Appare pertanto in uno scenario dinamico la sorprendente sinergia tra emozioni e riflessioni: sono opere che narrano un momento di grande interesse in cui emerge un’atmosfera altamente emotiva.
Quella che l’artista ottiene con la sua pittura è un’arte attuale, rigorosa e profonda, raccontata con entusiasmo e professionalità
La potenza dell’immagine fuoriesce mirabilmente dalla superficie della tela per liberarsi verso un’espressione di notevole fantasia di grande effetto visivo.
Si conferma una lettura impegnata, sempre movimentata da memorie e sensazioni, traducendo così una pittura concettuale di assoluta sincerità rappresentativa.
L’artista compone le sue creazioni uniche in un clima di costante contemporaneità, dove la rivoluzione dell’immagine scomposta e ricomposta lascerà sicuramente un segno permanente.
(Teodosio Martucci)
L’esperienza informale ha rappresentato per l’arte contemporanea la possibilità di esprimere al massimo le potenzialità del colore all’infuori di qualsiasi schema figurativo, geometrico, dottrinale. L’infinita ricchezza delle sue suggestioni e delle sue morfologie declinative rende non facile, se non impossibile identificarne con precisione e sicurezza – senza alcuna ambiguità – i tratti pertinenti alla sua poetica. Tuttavia, al di là di questa rilevanza metodologica, si può evidenziare sostanzialmente due modi, quasi alternativi, di sperimentare il confronto assoluto con il colore. Da una parte infatti l’informale assume i tratti del gesto violento ed incisivo, in cui maggiormente risalta la drammaticità dell’esistenza con i suoi conflitti e contraddizioni.
Si pensi, in questo caso, all’opera di Wols, Vedova, Kline, Mathieu, solo per citare alcuni rappresentanti di questa tendenza. Ma dall’altro lato può prevalere l’inclinazione al colore ed alle sue molteplici stratificazioni evocative, come accade per le liriche tensioni Afro, la tragica matericità di Fautrier o il mistico spazialismo di Rothko.
Ed probabilmente in questa seconda sfera operativa ed ideale che è da rintracciare il senso, la sostanza visiva della raffinata pittura di Teresa Bortolin.
L’artista è nata a Fontanelle in provincia di Treviso e la sua fondamentale preparazione artistica si è svolta in ambito veneziano. Quì la pittrice ha avuto la possibilità di entrare in contatto, anche solo per indirette suggestioni, con la tradizione della pittura veneta, così ricca di tonalismi cangianti, di atmosfere soffuse in cui la spiritualità entra in armonia con i sensi. Ed esaminando le sue limpide e coerenti composizioni si ha modo di constatare quanto questa armonia sia così intensa e vibrante in cui il colore esalta tutte le sue magiche e sensitive tensioni. Nei suoi dipinti ogni traccia di figura scompare in quanto sono le metamorfosi cromatiche e luminose che sollecitano i percorsi della materia a costituire il continuum espressivo fondamentale della sua pittura. La Bortolin coglie lo spazio come realtà evocativa che si apre per effetto di lente scissioni, di fratture, profondità che sembrano risalire a tempi e suoni primordiali. Le immagini dipinte dalla pittrice assumono un respiro visivo particolarmente seducente in cui l’ancestrale avvenimento raffigurato esprime la sua lucida dimensione contemplativa. L’artista mantiene con perizia stilistica ed istinto pittorico un elegante equilibrio tra la forza plastica della struttura ed il gioco fascinoso delle mutevoli tonalità cromatiche.
Pertanto le sue immagini assumono dei poetici tratti surreali in cui sogno e favola coincidono nella loro organica capacità di trasfigurare il dato materico, di distillarlo con suadenti alchimie di luce e di colore. Le composizioni della Bortolin rivelano allora la loro organica articolazione espressiva, rigorosa, eppure libera da formalismo o stilizzazioni. Della materia cromatica la Bortolin esprime il volto introspettivo, come se volesse rappresentare quel particolare colore che penetra nella profondità degli abissi o in infiniti anfratti da cui poi risale con lucente splendore. In queste pitture il ritmo risolve negli incanti dell’atmosfera, in riverberi luminosi, in cromatismi cangianti e quasi boreali, librando l’immagine stessa oltre confini e contorni. E’ un senso interiormente ciclico quello che pervade la pittura della Bortolin, il senso di un continuo ed eterno ritorno che il colore consuma e vive ad libitum. Di conseguenza è inutile rintracciare nelle sue opere schemi o teorie, quanto piuttosto la verità (indimostrabile) di pulsioni , desideri, intuizioni che i codici linguistici della pittura strutturano nel mondo delle forme, dei colori, dei segni. In virtù dei quali la nostra percezione affina la realtà del desiderio e forse anche del suo possibile inveramento.
(Giorgio Pilla)
L’Artista si avvale di un linguaggio informale per raccontare storie dell’Uomo e del mondo in cui viviamo. Le “costruzioni” abilmente declinate acquistano consistenza tridimensionale agitandosi su fondali puliti sì da creare un elegante gioco dei contrasti che esalta l’idea dell’Autrice: “Emozioni segrete – Sensazioni indefinite”. Ne risulta una fuga dalla realtà per rifugiarsi nell’universo del sogno.
(Giorgio Pilla)
Di fronte ai suoi lavori non si è esenti dal correre con la memoria a certe opere di Mirò: Si riscontrano infatti alcuni tratti peculiari del grande catalano come l’allogare gli elementi principali, ormai resi pure proiezioni oniriche, in un mondo fantastico, quali trasparenti fondali, dove assumono significati diversi dalla realtà. Una tipica operazione surrealista ove il sogno si sovrappone al reale liberando l’inconscio.
(Gabriella Niero)
L’Artista interpreta con gusto ed intelligenza le suggestioni della natura tracciando i profili tettonici e stratificati che nascono da evoluzioni primordiali. Nella pittura di questa colta autrice si colgono energie sottese interpretate con gusto. Nei suoi lavori si susseguono magmi di colore, nuclei pulsanti, energie sommerse che si coagulano in un effetto informale dell’immagine. Emerge inoltre la raffinata tavolozza.
(Francesco Valma)
Mediante un linguaggio pittorico informale, l’Artista Piemontese si affranca dalla realtà alla ricerca di un approdo fantastico, dove il pensiero sappia librarsi ed abbandonarsi alla voce del sogno, affinchè le emozioni, anche quelle più riposte e complesse, riescano a liberarsi, ad uscire forse anche più vere, in un gioco di costruzioni e contrasti. E’ la storia dell’Umanità che vorrebbe avere nuove ali per sollevarsi verso mondi inesplorati, soltanto intuiti. Forma e colore si associano senza costrizioni sulla tela divenendo poesia, lirico impeto del cuore.